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Cristiano De Matteis

Cristiano De Matteis

Cristiano De Matteis è nato a Roma nel 1971. Formatosi prima tra i banchi del IV° Liceo Artistico Alessandro Caravillani, poi presso l’Istituto Europeo di Design e l'Istituto di Comunicazione ed Immagine, attualmente si occupa di arte applicata - come decoratore d'interni -  e parallelamente porta avanti una ricerca pittorica basata sulla rielaborazione di immagini fotografiche, fondendo spesso le due attività.

La dimensione delle sue opere, che rigorosamente si muovono tra le varie tonalità che intercorrono tra il bianco e nero, stigmatizzano una riflessione incentrata sul binomio visibile/invisibile, palese/sotteso, che vuole essere una metafora della condizione umana, costantemente in bilico tra ciò che mostra e ciò che per proprio volere o per natura nasconde agli altri e a se stessa.

Le fotografie dalle quali si originano i suoi quadri - non sono esclusivamente scatti dello stesso autore che alle volte fa suoi “altrui sguardi” -  vanno nella maggior parte dei casi a trasferire in questa nuova dimensione volti, anche di celebrità internazionali come musicisti e registi, che  fanno parte del vissuto e della cultura di Cristiano, insieme a quelli di amici, familiari e autorappresentazioni,  o  luoghi e paesaggi metropolitani che lo toccano o che sono riferibili al suo particolare immaginario. Questo è esclusivamente il punto di partenza, poichè gli scatti vengono rielaborati al computer dallo stesso autore che interviene principalmente sulle proporzioni e sulle zone d’ombra e di luce che si trasformeranno in chiaroscuri. Solo a questo punto con gli acrilici, attraverso la stratificazione di pennellate e velature che reinventano il punto di vista originario, lo integrano o lo sintetizzano, De Matteis da vita ad un’immagine nuova che non ha nulla a che vedere con un atto di semplice appropriazionismo.

Soprattutto i suoi ritratti trasmettono, a chi li osserva, una sensazione di indeterminatezza data dall’incapacità di poter cogliere l’evidenza tipica dello scatto fotografico che, attraverso l’intervento pittorico, svanisce per far spazio ad una smaterializzazione delle certezze e dell’immagine come documento, a favore di una prospettiva interiore che però non ottenebra la riconoscibilità del soggetto della rappresentazione.

Testo di Valentina Piccinni